Tac è uno e mille.
Può stagliarsi sulla parete da solo, assoluto, o accoppiarsi e affiancarsi pacato ad un compagno.
Oppure può comporsi con altri Tac, per raccontare forme e scenari infiniti mantenendo sempre la sua eleganza.
ALESSIA EUGENIA LAGANA' allieva design
allieva del corso A del corso di Design Industriale della prof. Cecilia Polidori
Pagine
lunedì 4 giugno 2012
BRETELL
Tira e molla, alza e abbassa, infila e sfila, impila e sparpaglia.
Bretell è come un foglio bianco: divertiti, sentiti libero di comporre e scomporre con infiniti colori la tua opera ricca di espressione artistica.
http://ak47space.com/#Bretell
TUBOLA
Tubola accoglie tutti, nel suo disordine rotondo.
Sospesa a muro, i suoi elementi si avvicinano e si allontanano, si sporgono e si ritraggono, si girano e si compongono in coreografie rigorose o irregolari sempre diverse.
Tubola è un sistema di contenitori in acciaio di circonferenze e profondità diverse tra loro.
Si applica a parete, e grazie ai vari formati disponibili, permette di comporre una scena semplice ed essenziale ma di forte impatto visivo.
Tubola può essere pratica libreria, porta bottiglie, porta ciocchi o tutto ciò che si desidera.
La particolare finitura “effetto tessuto” conferisce a Tubola un aspetto morbido e setoso.
fonte: http://ak47space.com/#Tubola
lunedì 14 maggio 2012
IL FASCINO LEGGIADRO DELL’ART NOUVEAU
Fra
Ottocento e Novecento si sviluppa un movimento che porta la bellezza nel
nascente culto della modernità. Anche e soprattutto nella grafica.
L’Europa
di fine Ottocento è quella della Bella
Èpoque, brillante e spensierata, ma anche caratterizzata da un’assoluta
fiducia nel progresso. L’industrializzazione suscita una nuova attenzione verso
la produzione artigianale, più pregiata e duratura di quella in serie, dando il
via a una tendenza estetica che si
esprime attraverso l’architettura, l’arredamento, la letteratura e la pittura,
fino alle arti decorative, alla grafica e alla pubblicità.
Il nome Art Nouveau
– forse il più noto fra quelli con cui questo movimento è passato alla storia –
si deve al negozio parigino di Samuel Bing, dove sotto l’insegna di “L’Art
Nouveau Bing” dal 1895 confluirono oggetti, tessuti, mobili e quant’altro
esprimeva la novità e l’unicità del valore estetico. A portare al grande
pubblico questo stile caratterizzato da
forme sinuose, con ornamenti
prevalentemente vegetali o floreali
furono le grandi esposizioni universali, a Parigi nel 1900 e a Torino nel 1902.
Nell’Art Nouveau l’oriente e l’esotico si fondevano con lata dizione
occidentale e le teorie dell’Arts &
Crafts, basate sulla qualità artistica del lavoro artigiano, ispirando
oggetti e illustrando riviste, stampati e manifesti dove l’idea del bello incontrava la modernità.
Miniera Zollern II
Inaugurata nel 1898 a Dortmund (Germania), presenta nell’elegante architettura le forme tipiche dell’Art Nouveau.
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Le divine di Mucha
La signora delle Camelie
Uno dei manifesti teatrali realizzati nel 1896 da Mucha per Sarah Bernhardt.
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Fra i più grandi cartellonisti di tutta Europa, Alfons
Mucha (1860-1939), artista, esteta e filosofo nato in Moravia, ha segnato col
suo stile la nascita dell’Art Nouveau sulla scena di Parigi, luogo dei suoi più
grandi successi. Del’Art Nouveau, Mucha incarna lo spirito innovativo,
valorizzando sul piano estetico anche ciò che appartiene alla quotidianità:
pannelli decorativi, cartelloni pubblicitari, manifesti teatrali, copertine per
riviste, calendari, illustrazioni librarie e così via. L’immagine effimera,
destinata ad annunciare e promuovere uno spettacolo o un evento, trova in
Alfons Mucha la sacralità dell’arte
nobile. Nel 1894 l’artista riceve l’incarico di realizzare un poster per
l’opera teatrale “Gismonda”, con protagonista Sarah Bernhardt, all’epoca
celeberrima. Da allora diventerà il
cartellonista ufficiale della Divina del teatro francese e il mito
dell’attrice verrà sublimato dall’arte di Mucha, nei manifesti e nelle immagini
cariche di charme e di elegante voluttà. Nasce così uno stile inconfondibile,
che con ineguagliabile grazie e perizia grafica disvela il nuovo linguaggio
decorativo, modellando un paesaggio visivo seducente, sospeso tra erotismo e glamour e intrecciato con visionari
temi floreali.
Donne e comunicazione
Nel linguaggio estetico dell’Art Nouveau, l’immagine della donna come simbolo di bellezza, eleganza e armonia diviene il cardine della comunicazione pubblicitaria.
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Nomi per un’arte nuova
Dalla Francia l’Art Nouveau si diffuse repentinamente in
Europa e negli Stati Uniti, caratterizzando le arti tra il 1890 e il primo
decennio del Novecento e assumendo peculiari definizioni di Paese in Paese. Il
movimento venne chiamato in Gran Bretagna Stile
Liberty (dal nome dei magazzini di Arthur Lasenby Liberty), Jugendstil (Stile giovane) in Germania,
Stile Floreale in Italia, Sezessionstil (la secessione Viennese)
in Austria. Molti gli autori che si dedicarono alla grafica e alla pubblicità,
come Eugène Samuel Grasset
(1841-1917), Adolf Hohenstein
(1854-1928), Walter Crane (1845-1915), Giovanni Maria Mataloni (1869-1944), Théophile Alexandre Steinlen (1859-1923) e Aubrey Beardsley (1872-1898).
Dalla
rivista: Graficamente – per la pubblicità, la stampa, il web – De Agostini Editore,
a. 2011 n.5 pg: 18-19
VEDERE, LEGGERE, CAPIRE
Vedere per non
credere
Quello che il nostro intelletto
coglie corrisponde a realtà differenti. Capire come la mente interpreta la percezione
visiva può aiutarci a gestire un progetto efficace.
I dati
raccolti attraverso lo sguardo sono
la fonte più immediata e diretta cui attingiamo per costruirci un’idea della realtà. Eppure il meccanismo
della visione è soggetto a imperfezioni e a difetti. Inoltre, i segnali
ricevuti dall’occhio devono essere elaborati dal cervello, che a sua volta può
travisarli, o venirne ingannato. La comunicazione visiva e le sue
interpretazioni sono materia quotidiana per il grafico, che ha dunque necessità
di conoscerne le dinamiche della
percezione, per evitare ambiguità e rendere chiamro l messaggio, ma anche
per trafurli in effetti seducenti, capaci di coinvolgere l’osservatore.
Vicini associati
Il tutto
è maggiore della somma delle parti e mote informazioni raggruppate in un
insieme vengono interpretate dal cervello come qualcosa di diverso: è l
concetto alla base della Gestalt, la
psicologia della forma che lo psicologo Max Wertheimer iniziò a esplorare
negli anni Venti. Questo giustifica la necessità di armonizzare lfra loro le
parti di un elaborato grafico. Anche in natura animali di piccola taglia si
uniscono in gruppi numerosi affinché i predatori li percepiscano
collettivamente come creature più grandi di loro.
L’unione fa la forza
Alcune specie di pesci si muovono in branchi per ingannare i predatori, che li percepiscono come un’unica creatura di grandi dimensioni.
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Guardiamoci in faccia
La mente
funziona per categorie e analogie: se un’immagine presenta un
certo numero di elementi distintivi analoghi a quelli di qualcosa che già
conosciamo e che abbiamo inserito in una categoria specifica (per esempio
“forme note” o “lettere dell’alfabeto”), vedremo questo qualcosa in essa, anche
se in realtà non c’è. È un meccanismo d’identificazione particolarmente forte
nei riguardi dei volti umani, il cui riconoscimento fa parte dei nostri
automatismi profondi, sfruttato dal pittore Giuseppe Arcimboldo (1527-1593) per
le sue composizioni e replicabile con qualunque insieme d’elementi grafici.
Estate
Giuseppe Arcimboldo è noto soprattutto per le sue “teste composte”, ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro oggetti o cose, come in questo dipinto del 1573 intitolato “Estate”.
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“Qualunque cosa la mente umana si
trovi a dover comprendere, l’ordine ne è una indispensabile condizione”. Rudolf
Arnheim
Livelli distinti
Dare
risalto a un’immagine posta su uno sfondo sembra elementare: è sufficiente che uno dei due oggetti sia chiaro e l’altro
scuro. Anche una figura così netta e contrastata diventa però ambigua, se il
cervello non riesce a distinguere quale sia lo sfondo e quale l’immagine. È il
caso dei “Profili di Rubin” che sembrano allo stesso tempo due volti affrontati
oppure un calice. Il gioco fra soggetto dell’attenzione e sfondo può diventare
il mezzo per separare e valorizzare con uguale efficacia le parti di un
messaggio duplice.
Vaso di Rubin
Il “Vaso di Rubin” è un esempio di figura reversiibile ideata dallo psicologo danese Edgar Rubin nel 1915 per sottolineare il rapporto tra figura e sfondo.
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Colori in movimento
Giocando
con forme e colori, è possibile ottenere effetti molto particolari, che il
nostro occhio e il nostro cervello interpretano in maniera inusuale.
Nell’immagine qui a lato, l’alternanza di giallo rosso e fucsia e la forma
frastagliata delle cornici concentriche contribuiscono a creare un effetto di
movimento anche se, naturalmente, si tratta di ua figura fissa.
Non c’è ma si vede
Un’informazione
incompleta è scarsamente utile, così come il cervello si sforza di completare
quelle che riceve dalla vista, ancche quando questo lo porta su una falsa
pista. Nell’immagine in basso individuiamo immediatamente un triangolo, in
parte sovrapposto ad alcune forme nere che lo circondano. Il triangolo non
esiste, ma vederlo è inevitabile, poiché la mente integra il messaggio visivo
comunicato dalle forme nere, inducendo l’occhi o a vedere le parti che suppone
mancanti, nello stesso modo in cui le vedrebbe se ci fossero. È un’illusione
definita appunto di “completamento modale”, che fa vedere all’osservatore anche
ciò che in effetti non c’è.
Dalla
rivista: Graficamente – per la pubblicità, la stampa, il web – De Agostini Editore,
a. 2011 n.4 pg: 18-19
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