Fra
Ottocento e Novecento si sviluppa un movimento che porta la bellezza nel
nascente culto della modernità. Anche e soprattutto nella grafica.
L’Europa
di fine Ottocento è quella della Bella
Èpoque, brillante e spensierata, ma anche caratterizzata da un’assoluta
fiducia nel progresso. L’industrializzazione suscita una nuova attenzione verso
la produzione artigianale, più pregiata e duratura di quella in serie, dando il
via a una tendenza estetica che si
esprime attraverso l’architettura, l’arredamento, la letteratura e la pittura,
fino alle arti decorative, alla grafica e alla pubblicità.
Il nome Art Nouveau
– forse il più noto fra quelli con cui questo movimento è passato alla storia –
si deve al negozio parigino di Samuel Bing, dove sotto l’insegna di “L’Art
Nouveau Bing” dal 1895 confluirono oggetti, tessuti, mobili e quant’altro
esprimeva la novità e l’unicità del valore estetico. A portare al grande
pubblico questo stile caratterizzato da
forme sinuose, con ornamenti
prevalentemente vegetali o floreali
furono le grandi esposizioni universali, a Parigi nel 1900 e a Torino nel 1902.
Nell’Art Nouveau l’oriente e l’esotico si fondevano con lata dizione
occidentale e le teorie dell’Arts &
Crafts, basate sulla qualità artistica del lavoro artigiano, ispirando
oggetti e illustrando riviste, stampati e manifesti dove l’idea del bello incontrava la modernità.
Miniera Zollern II
Inaugurata nel 1898 a Dortmund (Germania), presenta nell’elegante architettura le forme tipiche dell’Art Nouveau.
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Le divine di Mucha
La signora delle Camelie
Uno dei manifesti teatrali realizzati nel 1896 da Mucha per Sarah Bernhardt.
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Fra i più grandi cartellonisti di tutta Europa, Alfons
Mucha (1860-1939), artista, esteta e filosofo nato in Moravia, ha segnato col
suo stile la nascita dell’Art Nouveau sulla scena di Parigi, luogo dei suoi più
grandi successi. Del’Art Nouveau, Mucha incarna lo spirito innovativo,
valorizzando sul piano estetico anche ciò che appartiene alla quotidianità:
pannelli decorativi, cartelloni pubblicitari, manifesti teatrali, copertine per
riviste, calendari, illustrazioni librarie e così via. L’immagine effimera,
destinata ad annunciare e promuovere uno spettacolo o un evento, trova in
Alfons Mucha la sacralità dell’arte
nobile. Nel 1894 l’artista riceve l’incarico di realizzare un poster per
l’opera teatrale “Gismonda”, con protagonista Sarah Bernhardt, all’epoca
celeberrima. Da allora diventerà il
cartellonista ufficiale della Divina del teatro francese e il mito
dell’attrice verrà sublimato dall’arte di Mucha, nei manifesti e nelle immagini
cariche di charme e di elegante voluttà. Nasce così uno stile inconfondibile,
che con ineguagliabile grazie e perizia grafica disvela il nuovo linguaggio
decorativo, modellando un paesaggio visivo seducente, sospeso tra erotismo e glamour e intrecciato con visionari
temi floreali.
Donne e comunicazione
Nel linguaggio estetico dell’Art Nouveau, l’immagine della donna come simbolo di bellezza, eleganza e armonia diviene il cardine della comunicazione pubblicitaria.
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Nomi per un’arte nuova
Dalla Francia l’Art Nouveau si diffuse repentinamente in
Europa e negli Stati Uniti, caratterizzando le arti tra il 1890 e il primo
decennio del Novecento e assumendo peculiari definizioni di Paese in Paese. Il
movimento venne chiamato in Gran Bretagna Stile
Liberty (dal nome dei magazzini di Arthur Lasenby Liberty), Jugendstil (Stile giovane) in Germania,
Stile Floreale in Italia, Sezessionstil (la secessione Viennese)
in Austria. Molti gli autori che si dedicarono alla grafica e alla pubblicità,
come Eugène Samuel Grasset
(1841-1917), Adolf Hohenstein
(1854-1928), Walter Crane (1845-1915), Giovanni Maria Mataloni (1869-1944), Théophile Alexandre Steinlen (1859-1923) e Aubrey Beardsley (1872-1898).
Dalla
rivista: Graficamente – per la pubblicità, la stampa, il web – De Agostini Editore,
a. 2011 n.5 pg: 18-19
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